Cuore e ragione

Cuore e ragione IL PUBBLICO "Abbiamo vissuto un'epoca irripetibile, vogliamo trasmetterla ai giovani" ANDREA MORANDI «L'ULTIMO pomeriggio prima di salire sul palco, a Roma, Claudio mi disse che era contento fosse finito tutto». «Ma sì, ma sono cose che si dicono per scaramanzia, no, Gianni?». E allora sei mesi dopo quei dodici concerti al Foro Italico - che dovevano rimanere un unicum - eccoli qui, i Capitani Coraggiosi, Gianni Morandi e Claudio Baglioni, due icone che con il nuovo tour stanno stracciando record e collezionando sold out (oltre 150mila biglietti già venduti, date triplicate in molte città) tanto che questa volta conquisteranno il Forum per tre serate. «Era un peccato non portare in giro per l'Italia questo esperimento e alla fine abbiamo trovato un compromesso», ride Morandi, il piuฬ€ vecchio dei due, 71 anni compiuti lo scorso dicembre. «La differenza tra me e Claudio? Che io alla fine dei concerti sono estasiato delle facce del pubblico, Claudio conta gli errori, le entrate sbagliate, i salti». «Sì, percheฬ Gianni è fatto così - aggiunge Baglioni - ti trascina nel fuoco e tu bruci insieme a lui». Cinquantatreฬ anni di carriera uno, quarantasei l'altro, Morandi e Baglioni rappresentano parte del grande romanzo musicale italiano, cinque decenni di cultura pop, da Andavo a cento all'ora a Signora Lia, dai primi 45 giri passando per il Cantagiro. «E Gianni nel 1970 rifiutò perfino un mio pezzo» scherza Baglioni. «Fui consigliato male, Claudio...», ribatte l'altro. Quanto avete cambiato in scaletta rispetto alle date romane? «Qualcosa, inevitabilmente, anche percheฬ quei dodici concerti furono concepiti per una location specifica all'aperto, mentre qui abbiamo a che fare con palchi al coperto. Ma non troppe però, lo show funzionava bene, e poi è molto lungo, quasi tre ore, quindi non si può rivoluzionare». Un tour, un doppio live appena uscito, una trasmissione radio: quello che doveva essere un solo incontro è diventato una frequentazione assidua. «In realtà era tutto concluso a ottobre, dopo i concerti e la doppia serata in televisione. L'accordo era che finisse tutto lì. Poi siamo tornati a casa e ci siamo risentiti le registrazioni. E abbiamo cominciato a parlare di questa opzione che, alla fine, è diventata realtà». Piaccia o meno la musica che fate, voi siete parte del grande romanzo della musica italiana degli ultimi cinquant'anni: che effetto fa vedere sotto palco tre generazioni? «Eฬ€ un'emozione unica, anche se poi non sappiamo se quelle canzoni siano piuฬ€ nostre o del pubblico, ma è il privilegio di fare questo mestiere: avere un legame speciale con milioni di persone. Noi abbiamo davvero vissuto un'epopea irripetibile, quello che è stato fatto negli anni '60 e '70 non è mai piuฬ€ accaduto. Ma l'operazione Capitani Coraggiosi non vuole solo celebrare il passato, ma soprattutto il momento, tramandando queste canzoni anche ai ragazzi di oggi».

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