Il "Convoi" di Baglioni un salto nel quotidiano

Il "Convoi" di Baglioni un salto nel quotidiano Ci sono voluti dieci anni perchè Claudio Baglioni riuscisse a terminare un nuovo album di nuove canzoni, certo non passati invano, l'operazione QPGA, (film, romanzo, disco, tour), l'invenzione di O'Scià a Lampedusa che ha focalizzato l'attenzione sull'isola di frontiera sul mare, i concerti da solo al pianoforte, e ora l'idea di stravolgere le regole del mercato centellinando un nuovo brano ogni venti giorni fino all'uscita di un disco che racchiudesse tutto sotto il titolo "ConVoi". «Dieci anni per uno che fa il mio mestiere equivale a mezzo secolo - racconta il cantautore romano - che qui ha significato la crisi del'industria, dei supporti, del tipo di ascolto che è decisamente cambiato. La sfida allora è stata andare alla "guerra" con un soldato alla volta. E non finisce con questo album. Dopo Natale ne arriveranno altre che sto ricostruendo da appunti scritti ovunque, tovaglioli, biglietti, appunti annotati tirando le righe a mano da qualche parte e mettendo le note. Non so neanche se ci sarà un finale». Il disco racchiude dodici canzoni alcune già rivisitate rispetto alla prima versione come singolo, riorganizzate e incorniciate da brevi strumentali, voci rovesciate, quasi degli "om" cosmici a fare atmosfera. Per Baglioni è la risposta alla sua crisi personale seguita alla morte del padre e soprattutto più di recente della madre: «Avevo pensato di smettere del tutto. Poi è venuta l'idea di cambiare prospettiva, pensare i brani uno alla volta e finirli in sequenza pubblicandoli subito. Sono ridiventato curioso nei confronti della composizione, del lavoro in studio e ho cominciato a fare esercizi di stile e anche da interprete». Le canzoni sono storie, ognuna diversa, precise e scandite nel canto, con citazioni da Bach al tango, come ai Procol Harum in "Dieci dita": «Tutta la musica torna a Bach, come a un padre. Qui volevo un'atmosfera che ricordasse i primi gruppettini, quando suonavo le tastiere, l'organo. Ma è un brano che si ispira anche a Puccini, e il testo è un passaggio di testimone. La melodia però è tutta mia». Canti "La mia canzone più bella è quella che ho suonato meno". La tua qual è? «Credo canzoni come "Fammi andar via" o "Strada facendo", ma anche qui c'è un brano che son felice di aver scritto: "In un'altra vita"». Faresti mai oggi una "canzone da falò"? «Ma a me alcune di queste nuove mi sembrano così. Molti brani sono piùà semplici di quelli fatti per "Oltre" "Una storia vera" mi sembra così, e si dice che l'ultimo brano di un album sia un po' il primo del successivo. Vedremo». Saltato il tour ottobrino, Baglioni sarà ora a Padova col solo pianoforte dal 20 al 22 dicembre per poi tornarvi in grande stile il 3 aprile al PalaFabris.

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