COS ร HO TROVATO LA FORZA PER TORNARE

COS Ì HO TROVATO LA FORZA PER TORNARE Esce oggi "ConVoi", il nuovo disco del cantante: «Avrei voluto smettere ma ho ancora qualcosa da dire. Ed è troppo difficile lasciare il palco » L'ADDIO IDEALE «Vorrei andarmene prima che lo chiedano gli altri» TIZIANA LEONE ROMA. Seduto su uno sgabello, con accanto due chitarre, sullo sfondo i cartelloni con la copertina del suo ultimo disco "ConVoi", nei negozi da oggi, Claudio Baglioni si racconta. Felice, ma non così tanto visto che continua a ripetere: «Questo incontro l'ha voluto la mia casa discografica, la Sony, perché se fosse stato per me...». Fosse stato per lui non sarebbe tornato in questa saletta dell'hotel Hilton a Roma, dove 44 anni fa ha presentato il suo primo 45 giri. «Sul lato A c'era una canzone che si chiamava "Una favola blu", sul lato B, fortunatamente poi diventato il lato A, c'era una canzone che faceva così...». Chitarra, accordi, via, partono le prime note di "Signora Lia". Una canzone che parla di una signora che tradiva il compagno. Brano del Baglioni da falò. Una croce questa storia dei fuochi in spiaggia. «Una volta mi criticavano sempre perché dicevano che scrivevo solo canzoni da falò e non brani più impegnati, ora mi chiedono perché non torno a scrivere canzoni da falò. Si vede che la pace dei consensi non si raggiunge». Ma torniamo a "Signora Lia", perché il Baglioni 2.0 che torna con un disco di canzoni già pubblicate su iTunes, più l'inedito assoluto "Una storia vera", dopo 44 anni svela i particolari di quel titolo che ha segnato «la svolta nella mia carriera». «Il titolo della canzone era Signora Lai. Ero al mio primo provino con la Rca, circondato da fonici con una sorta di camice bianco, con attaccata la targhetta col nome, alzo lo sguardo e leggo il nome: signor Lai. Potevo cantare una canzone su una signora Lai che cornificava il marito? Ho pensato che sarei partito malissimo, così, in un istante è diventata Signora Lia». Poi sono arrivati gli altri dischi e i successi: «Ho vissuto l'epopea del disco, fin quando poi non è arrivato il momento di tornare a interpretare i propri successi nella raccolte e di cantare le canzoni degli altri. Il tutto in nome di un gran finale». Eccoci, al gran finale. Il terrore per la maggior parte degli artisti. Quasi per tutti. Baglioni compreso. «L'idea è di andarsene prima che te lo chiedano» confessa «otto mesi fa avevo deciso che questo era il momento, ma il palco è difficile da lasciare. E poi negli ultimi due o tre mesi avevo lasciato nel cassetto tantissimo materiale, ma non volevo farne un album, così ho pensato di tornare indietro agli anni '60 quando si usavano i 45 giri e solo alla fine di un certo periodo si mettevano le canzoni in uno spazio più grande. Ho scelto di pubblicare una canzone ogni due o tre settimane anche per superare la solitudine del compositore che scrive in assenza di pubblico». Eppure canzone dopo canzone lo stress si è fatto largo, così l'artista che aveva in programma dieci grandi concerti in dieci giorni ha dovuto rinunciare all'ambizioso progetto. «Quando si finisce un disco come questo si è letteralmente senza parole - va avanti - Per cinque mesi non ho fatto altro che scrivere, ho avuto un crollo, ho finito ancor prima di cominciare questa avventura. Era una sfida eroica, dieci concerti in dieci giorni, ma durante le prove tutto si è rotto. Mi sono ritrovato come 20 anni fa, appena finito "Oltre", un disco che mi aveva divorato». Solo che all'epoca, poco più che ragazzino, in preda ai tormenti, è scappato per tre mesi, in un luogo nascosto, dove la casa discografica lo andò a scovare con l'aiuto di un investigatore privato. Oggi, uomo maturo, Baglioni è all'Hilton perché la casa discografica ha deciso così. «Non credo che fossi costruito per fare un mestiere pubblico, però lo faccio - continua - Io non ho bisogno di durare e basta, ma di esistere come uomo e come artista. La sopravvivenza è una sfida continua». La confessioni "pericolose" dell'artista vanno dal suo impegno, ormai chiuso, a Lampedusa con O' Scià «non saprei più che fare, la nostra politica non ha mai fatto nulla», alla tv «dove mi chiedono solo medley, perché il passato ha vinto su tutto, la tv si è ammalata di reducismo e io sono uno dei colpevoli, ho cominciato con "Anima Mia" con Fabio Fazio, ma da lì in poi è stato tutto un susseguirsi di celebrazioni del passato». Anche i talent show hanno il loro conto da pagare. «Creano solo omologazione del canto, nel loro Dna c'è una rotazione continua dei concorrenti». Quanto a Sanremo: «Ho solo pezzi editi, non credo mi prendano». Il futuro? «Quattro è il mio numero fortunato, 44 anni fa ho presentato il mio primo 45 giri, ma pur con tutta la fiducia che ho in me stesso dubito di poter aggiungere un altro quattro e arrivare a 444».  

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