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BAGLIONI «Pensavo al ritiro ma torno ConVoi» Il cantautore e il nuovo progetto «Ho riscoperto i 45 giri stile 60's» Alessandra De Tommasi ROMA - Tempo di rinascita per Claudio Baglioni ( foto ): presentando alla stampa il nuovo album di inediti, ConVoi , vuole archiviare quello che definisce come un decennio di «autunno musicale», un periodo privo di «cose memorabili» nel campo della discografia. A cosa s'ispira "ConVoi"? «Nasce dall'idea del convoglio: anche chi ha le chiappe rammollite deve mettersi in movimento». Internet sostituirà le etichette discografiche? «La rete crea una "bancarella personale" ma questo mestiere sarà difficile da fare senza un'editoria forte: abbiamo ancora bisogno di linee guida». E i reality? «Fanno capire che bisogna studiare ma creano omologazione, visto che la rotazione annuale è nel loro Dna». Nessun addio, quindi? «Il palco è difficile da lasciare e lasciare vuol dire avere un altro futuro. Io, invece, sono felice di un progetto così e se ti capita non lo puoi mollare. In gran parte delle mie canzoni dicevo che il domani è la parte migliore, oggi penso che non esista proprio certezza». La ricerca dell'artista non ha fine? «Chi fa questo mestiere ha l'ansia di essere infinito, per questo nessun artista è felice, se non nei primi anni, ma poi diventa insoddisfatto. Io ho vissuto una fase interpretativa e ho riscritto Questo piccolo grande amore con 69 ospiti in nome della ricerca del gran finale». Ma non era ancora il momento... «Fai le prove per dire Signori, è finita , prima che lo dicano gli altri: non vuoi lasciare il ring da pugile suonato ma almeno come sfidante del campione in carica». Cosa le ha fatto cambiare idea? «Ho fatto un patto con me stesso per non pensare solo alle cattedrali della musica, ed evitare la solitudine del compositore. La stessa parola "incisione" nei dischi mi sembrava quasi una lapida, "Riposa in pace"». Poi cos'è successo? «Per tre anni ho scritto appunti ovunque, dai dorsi dei libri ai tovaglioli di carta, e ci ho messo tre mesi a ricopiarli. È stato un salto all'indietro fino agli Anni 60 per combattere la mania di "gigantismo": dopo 25 anni tendi a magnificarti. Intanto ne sono trascorsi 45 da quando ho stipulato il contratto con la casa discografica, la stessa di oggi. È bellissimo che alcune cose non cambino».

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