Baglioni torna in Sicilia per tre concerti: ยซMusica come non l`avete mai sentitaยป

Baglioni torna in Sicilia per tre concerti: «Musica come non l'avete mai sentita» Baglioni racconta cosa attende chi assisterà ai suoi concerti: «Ho messo su un gruppo extralarge di ottimi polistrumentisti, perché voglio che questo sia un concerto come non se ne sentono più da anni». Sono tre gli appuntamenti che Claudio Baglioni ha dato ai fans siciliani: 11 e 12 marzo al palasport di Acireale, 13 marzo al palasport di Favara, nell'Agrigentino. Di appuntamento a Palermo, da quando nel marzo del 2008 una tromba d'aria ha scoperchiato il tetto del palazzetto di Fondo Patti rendendolo inagibile, ovviamente nemmeno a parlarne. Ma in fondo sono trascorsi solo sei anni: troppo pochi per avviare i lavori di risistemazione della struttura... Dunque, Acireale e Favara (dove l'organizzazione ha previsto anche una tariffa scontata per studenti) ospiteranno i concerti del «Con Voi Tour». Che sorprese regalerà in questi concerti? «La musica, soprattutto. Sarà lei la padrona di casa, lo special guest e l'unico, vero, sorprendente effetto speciale. Toccherà a lei colpire, appassionare, emozionare e trasmettere quelle sensazioni, quelle vibrazioni e quell'energia che solo la musica è in grado di trasmettere. Ho messo su un gruppo extralarge di ottimi polistrumentisti, perché voglio che questo sia un concerto come non se ne sentono più da anni. La musica come non l'avete mai sentita, mi verrebbe da dire». La sua storia musicale, soprattutto quella live, è stata sempre un guardare oltre: dai palchi, alle location, dagli eventi a sorpresa ai programmi televisivi, a un festival come «O' Scia». La sfida, il superarsi sembrano essere per lei quell'amor che move il mondo... «La sfida non è tanto quella di superarsi, quanto quella di non ripetersi. Una sfida ogni giorno più difficile, dal momento che più cose si fanno, più è difficile inventarne di non fatte. Soprattutto se ciò che si cerca non è il cambiamento fine a se stesso, ma un cambiamento che sia sinonimo di crescita personale e artistica; una novità e che sia frutto del bisogno di cogliere, sempre più in profondità, il senso di ciò che si vuole dire e, soprattutto, riuscire a mettere a fuoco quale sia il modo migliore per dirlo. E, poi, credo che l'unico modo per provare a restituire almeno una piccola parte di quanto (ed è davvero tanto) la musica ha dato a me, sia quello di rimettermi in gioco, puntando, ogni volta, tutta la posta. Non so se riuscirò mai a pareggiare il conto - probabilmente no - ma continuare a provarci mi sembra l'unica strada degna di essere percorsa». A proposito di «O' Scia», lei con la Fondazione O'Scia già nel 2009 avevate proposto l'Isola e i suoi abitanti per il Nobel per la Pace. Ora che l'ha fatto Strasburgo secondo lei riuscirà Lampedusa ad arrivare a Stoccolma? Servirà il Nobel? «Il Nobel è un simbolo. Un simbolo alto e importante, attraverso il quale la comunità internazionale tributerebbe il giusto riconoscimento alla grande lezione di umanità, civiltà e solidarietà che Lampedusa e la gente delle Pelagie in tutti questi anni hanno dato e continuano a dare a tutto il mondo. Ma se il Nobel resta solo un simbolo e non si trasforma in un richiamo serio e moralmente vincolante nei confronti della politica allora resta un simbolo vuoto e inutile. O, peggio, un alibi, un modo per lavarsi la coscienza. O la politica si organizza, o il conflitto tra "mondo ricco" e "mondo povero" finirà col travolgere tutti. Non è sulla "globalizzazione dell'indifferenza" che si può costruire una convivenza davvero civile e nessuno - essere umano, Paese o Continente che sia - può pensare di edificare il proprio futuro sulle macerie del presente dell'altro». Da «Strada facendo» a «Con Voi» per arrivare «Oltre»: lo so che la sua carriera è iniziata molto prima e che questi titoli sono in disordine, ma non pensa che riassumano perfettamente la storia Claudio Baglioni? «Non so se la riassumano perfettamente, quel che è certo, però, è che individuano i tre elementi fondamentali che mi accompagnano, da sempre: la strada, vale a dire l'idea stessa del viaggio, sia artistico che personale; la compagnia, cioè le persone con le quali condividiamo (da vicino, ma anche a distanza) questa esperienza e senza le quali né noi, né il nostro viaggio sarebbero la stessa cosa e, infine, la meta, reale o ideale che sia, che è tutto ciò che da valore, senso e fine al nostro viaggiare». L'italiano Baglioni è ancora orgoglioso della sua nazione? Quella che l'Europa ha messo ai primi posti per corruzione, volgarità, impreparazione. Secondo lei, sempre che si possa, da dove bisogna ripartire? «Ripartire si può e si deve. E l'unica strada credo sia ripartire da se stessi. Se gli ingredienti sono cattivi è impossibile che venga fuori un buon piatto. E gli "ingredienti" del "piatto" Italia siamo noi. E, come in ogni ricetta, ognuno ha il proprio ruolo e la propria funzione. Ripartiamo dagli ingredienti, allora: rendiamoli ingredienti di qualità, mettiamoli insieme nel modo giusto e il nostro Paese tornerà ad essere un piatto straordinario».

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