Il kolossal di Claudio Baglioni

  Il kolossal di Claudio Baglioni Due file di uomini con la valigia escono da uno dei grandi archi che portano nella platea dell’Arena di Verona; passando da lati opposti camminano ordinato e salgono su una pedana, fino ad arrivare sul palco, disposto “Al centro”, come vuole il titolo dello spettacolo. Le file si spezzano, e rivelano tra gli uomini Claudio Baglioni che posa la valigia e inizia a cantare “Questo piccolo grande amore”, tra il tripudio del pubblico. Il colpo d’occhio sull’Arena è impressionante: le gradinate sono tutte piene, non c’è la solita “curva” vuota dietro il palco.  L’inizio del primo dei tre concerti all’Arena di Verona è l’unico momento in cui Baglioni si confonde tra le oltre 100 persone che lo accompagnano. La band (22 elementi) è disposta in buche ai quattro angoli del palco, rimanendo quasi invisibile per tutta la sera: solo le coriste sporadicamente raggiungono il cantante. Il corpo di ballo circonda Baglioni, lo incornicia, e lui spesso viene sollevato sopra tutti da una serie di pedane mobili: il centro del palco si alza e trasforma quasi in un piedistallo.  Il regista Duccio Forzano, che curerà la diretta televisiva della seconda data, questa sera alle 21.15 su Rai1, aveva definito lo show una via di mezzo tra un concerto e un musical. E’ persino di più: un kolossal con soluzioni scenografiche inedite, iper-spettacolari. E’ concerto e musical, appunto, ma anche televisione e teatro.  Il posizionamento centrale del palco è già stato scelto in passato, ma in questo caso viene usato con soluzioni inedite. Si rinuncia all’elemento più (ab)usato per spettacolarizzare i concerti, il megaschermo. Qui è il palco stesso a trasformarsi in schermo, che si accende e disegna trame: attraverso un lavoro di mappatura del pavimento, i visual su cui camminano Baglioni e i ballerini si intrecciano con quello che vi accade sopra, con un effetto visto negli show televisivi ma mai in un concerto live. Come la Union Jack di “Viva l’Inghilterra”, solcata dal corpo di ballo in tenuta caratteristica e da una bandiera vera a fine canzone, composta dalle immagini e da teli incrociati tesi che convergono su Baglioni. Il lavoro di Giuliano Peparini, che ha curato questa parte, è impressionante, e spesso ricorda i “quadri” di Amici - di cui è stato direttore artistico fino ad un anno e mezzo fa. Solo che vederli in concerto, dal vivo, è un’altra cosa. Baglioni è il protagonista assoluto, ovviamente. Il concerto è un racconto cronologico della sua storia musicale: le 33 canzoni in scaletta sono in rigoroso ordine di pubblicazione, da “Questo piccolo grande amore” (1972) a “Con voi” (2013). Questa scelta ha anche una controindicazione: 27 brani risalgono al periodo ’72-’90, mentre i brani dal ’95 in poi sono appena sei, tra cui nessun classico. Di conseguenza, l’arco narrativo si chiude con un anti-climax, contravvenendo a una delle regole auree del concerto pop e rock dove la fine e i bis contengono almeno qualcuno dei brani più amati dal pubblico. Nonostante questa scelta, la sequenza permette comunque di creare un arco non solo narrativo ma emotivo, che attraversa e potenzia le esperienze e i ricordi del pubblico.  Notevole la sequenza che parte da “La vita è adesso” (accompagnata da tutta l’Arena in piedi) a “Mille giorni di te e di me”: impossibile non cantare a squarciagola, queste canzoni fanno parte dell’immaginario collettivo e le conosce anche chi è convinto di non saperle. E questo accade anche se gli arrangiamenti, come consuetudine di Baglioni, sono stati spesso modificati: il cantante non ha mai paura di riscrivere le base, talvolta in maniera fin troppo drastica (come nell’incedere un po’ troppo marziale della malinconica “Solo”). Tre ore abbondanti di concerto, un kolossal anche nella durata: d’altra parte 50 anni di carriera non si raccontano con un concerto “normale”, e Baglioni di cose normali non ne ha mai fatte, dal vivo. Qualche incertezza iniziale sulla voce, che diventa più sicura mano a mano che la serata procede, in un clima quasi perfetto che si guasta a sorpresa con qualche goccia di pioggia su “Sono io” che diventa un forte temporale sulle ultime due canzoni.  Si replica fino a marzo, con in mezzo il Festival di Sanremo. Il concerto di stasera, sempre dall'Arena è in diretta su Rai1: vederlo in TV sarà interessante perché è uno show che ha saputo portare le logiche della televisione sul palco, dal vivo, ma con un'idea ben precisa: per amplificare le canzoni e senza sacrificare la parte musicale e corale di unione con il pubblico.

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