ORMAI CANTO PER TRE GENERAZIONI LA MUSICA RESTA UN RIFUGIO PER TUTTI

LIBERTÀ “ORMAI CANTO PER TRE GENERAZIONI LA MUSICA RESTA UN RIFUGIO PER TUTTI” Parla il direttore artistico delle ultime due edizioni di Sanremo. Martedì e mercoledì in concerto a Genova.  Per Claudio Baglioni i riflettori sono l’altro aspetto di una natura introspettiva. “Al Centro” è il tour che martedì e mercoledì arriverà all’RDS Stadium di Genova. Il cantautore, 67 anni, ne festeggia 50 di carriera. In realtà, da architetto, è come se progettasse ogni volta un mondo nuovo. Dove le canzoni sono architravi e provocazioni all0o stesso tempo. Esattamente come è successo da direttore artistico al Festival di Sanremo nelle ultime due stagioni.    Oggi chiunque pretende di essere al centro. Lei cosa risponde?  << Tutto e subito è contro natura, soprattutto nell’arte. Nel subito non si crea nulla: nemmeno una canzone. Ogni cosa deve maturare. Prima di tutto noi stessi. Poi le idee che portiamo dentro. E per entrambe le cose, ci vuole tempo. Se le cose fossero così facili, tutti riuscirebbero ad avere successo e a mantenerlo. Il fatto che pochi lo abbiano e pochissimi riescano a mantenerlo, dimostra che facili non sono. Neanche un po’>>.    La nostra canzone ha nuove leve ma non più talenti. Viviamo un periodo da basso impero?  << Non so se l’impero sia basso. E non so nemmeno se ce ne sia rimasto uno. Ma temo che il punto sia che la musica, in genere, non è più al centro dei nostri pensieri. Negli anni ’60 e ’70, era lei il social network. I ragazzi si conoscevano, si parlavano, si amavano, vivevano0 attraverso la musica. Non è più così. Oggi la musica è sottofondo. Ma è una fase che passerà. Vedrà, torneranno anche i grandi talenti>>.    Cosa pensa di aver cambiato in due festival di Sanremo?  << Spero di aver contribuito a cambiare l’idea del Festival, insistendo, soprattutto, sul concetto di qualità. Qualità nella scelta di canzoni, artisti, generi musicali; qualità di uno show inteso come uno spettacolo musicale ripreso dalla televisione e non un programma televisivo inframmezzato da canzoni. I risultati mi sembra ci abbiano dato ragione, con il risultato sorprendente degli ascolti nella fascia giovane. La più difficile da intercettare. Non so se questo costituisca un “punto di non ritorno”. Naturalmente, me lo auguro>>.    C’erano margini per osare di più?  << i margini per osare ci sono sempre. Guai se non fosse così. Sarebbe la fine. La mia storia artistica lo testimonia: ho sempre cambiato – ripetersi significa annoiarsi e annoiare- e , ogni volta ho cercato di alzare un po’ l’asticella della qualità. Se festeggio 50 anni con la musica, significa che queste scelte non erano poi così sbagliate. Togliere l’eliminazione e la serata delle cover, aumentare la durata delle canzoni e dare spazio, fiducia e “dignità” di Big ai giovani sono stati passi importanti. La strada finisce qui? Non credo. E, visto che parliamo di Sanremo: “se son fiori, fioriranno”>>.    La generazione zeta, fra il ’95 e il 2012, fra sei anni coprirà il 30% dei posti di lavoro nel mondo. Può servirci essere meno provinciali? << in un mondo come il nostro – globalizzato, sia in senso economico che social- essere provinciali, nel senso deteriore del termine ovviamente, è un assurdo logico. La provincia del nostro millennio è il mondo. È del mondo che siamo cittadini. Il che non significa che dobbiamo imparare la sua lingue. Al contrario: abbiamo la straordinaria opportunità di insegnargli a parlare la nostra. Opportunità che i ragazzi della mia generazione non hanno avuto. E che, mi auguro, quelli ella generazione zeta, sapranno cogliere. Credo che ne guadagnerebbero tutti: il mondo è loro>>.    Quando canta, avverte che il suo pubblico deve difendersi da qualcosa? Stiamo parlando di tre generazioni…  << tutti dobbiamo difenderci da qualcosa. La vita aggredisce. Non da oggi. E le canzoni possono essere rifugio, anche scudo. E, così come ci si abbraccia più forte, a volte si sente il bisogno di cantare, insieme, più forte. Vinile, cd, mp3 sono modi diversi di “rammendare un’assenza”. Un po’ come un messaggio in chat. Va bene quando non c’è modo di vedersi. Ma nulla può dare le stesse emozioni di uno sguardo, uno stringersi le mani, un parlarsi o tacere faccia a faccia. Non rinunciamoci>>.   

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