BAGLIONI: "LA MUSICA RIPARTE, VORREI CHIUDERE IN BELLEZZA E SUONARE IO IL GONG FINALE"

BAGLIONI: "LA MUSICA RIPARTE, VORREI CHIUDERE IN BELLEZZA E SUONARE IO IL GONG FINALE" "La musica mi ha dato tantissimo, mi ha dato la possibilità di vincere un’iniziale ritrosia ad essere così partecipe al mondo e alla vita di tutti, quindi a superare un po’ di timidezza e di introversione e tutt’ora di avere la voglia di continuare a fare questo lavoro che tanta strada mi ha fatto fare. Stare lontano dalla musica, che all’inizio per me era un modo per non passare inosservato e cercare un riscatto nella vita, per cercare l’attenzione di ragazzi e ragazze che erano miei coetanei, è stato difficile e oggi mi manca tanto". E' quanto confessa Claudio Baglioni nelle ore immediate che precedono il primo concerto, al Teatro dell'Opera di Roma, che segna il ritorno della grande musica live con il tour di 'Dodici note solo'. "Mi è mancato il palcoscenico: questa tournée nei maggiori teatri - le date sono ben 60, dopo l'Opera di Roma e fino al 23 aprile calcherà fra gli altri anche il Regio di Parma, il Sociale di Mantova, il Petruzzelli di Bari, il Regio di Torino, il Malibran di Venezia, la Pergola di Firenze, il Massimo di Palermo, il Bellini di Catania, il Morlacchi di Perugia, il Lirico di Cagliari, il Carlo Felice di Genova, il Filarmonico di Verona, il Rossetti di Trieste, il Donizetti di Bergamo, il Comunale di Bologna - sono tutti debutti, per una scelta voluta non ci sono repliche, proprio perché questo contatto diretto e quasi fisico e intimo con la musica è un bisogno autentico". Per il cantautore romano, "è una emozione diversa dal solito, perché è un tipo di concerto che faccio ogni tanto: un assolo, un 'one man band', un recital solitario. Da una parte c’è da vincere una lunga inattività, dall’altra devo riappropriarmi della manualità e della concentrazione che occorrono per un concerto di questo tipo. Ho preso un pianoforte e l’ho 'diviso in tre', sono diventate tre tastiere, una delle quali è un pianoforte digitale-acustico, le altre due sono tastiere che si avvalgono di una 'effettistica'. I tre strumenti, oltre a rappresentare un tipo di sonorità differente, rappresentano tre momenti di un’esistenza: il passato, il presente e l’ipotetico futuro; cerco di portare da solo un’orchestrazione fatta quasi di stati d’animo". "Ho fatto diverse esperienze, tra l’altro - anticipa Baglioni - questo format di 'Dodici note solo' è quello che precederà il 'Dodici note tutti' con una grande orchestra, un coro lirico, la mia band e altri solisti. Diciamo che sono proprio gli estremi, tutti e solo". Quanto ai brani, "ci sono canzoni che io amo in maniera particolare, anche piuttosto complesse, e in questo c’è un senso di sfida; ci sono anche certe canzoni fondamentali, quelle popolari; però gran parte del repertorio va a pescare in tempi vicini e lontani, e ci sono alcuni titoli dell’ultimo album 'In questa storia che è la mia'. Ho cercato una concentrazione e una manualità che sono necessarie per un concerto solistico, le avevo perse perché sono più di dieci anni che non facevo un concerto di questo tipo". Claudio Baglioni spiega così il titolo del tour: "Con dodici note si fa tutta la musica, diverse ottave con diverse timbriche ed è dalla composizione di questi mattoncini, come se fosse una scatola di costruzioni, che riusciamo a fare qualsiasi tipo di musica, sia essa classica, sinfonica, operistica, folk, leggera, popolare, jazz, ogni tipo di musica è fatta degli stessi ingredienti. Certe volte - confessa - la scaletta vorrei farla con un’estrazione a sorte, per non incorrere nella problematica di prendere decisioni. Ho scelto di narrare questo tempo lungo attraverso tre stazioni, quella del passato, quella del presente e quella del futuro". “La musica è la cosa che ho fatto di più, il mare in cui ho maggiormente nuotato ed è ciò che mi ha fatto avere dei privilegi nella vita, delle soddisfazioni, è il mio mestiere". Ma, avverte, "qui si naviga a vista sempre, sarebbe già straordinario finire bene con grandi soddisfazioni e con apprezzamenti da parte di coloro che ascolteranno questo concerto. Ogni tanto c’è questo pensiero, questo interrogativo sul cominciare a mettersi da parte, perché bisogna chiudere in bellezza! E vorrei essere io a suonare per me il gong finale...".

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