Claudio Baglioni : ยซVinciamo insieme la grande partita della solidarietร ยป

  Protagonista: Il cantautore romano scrive un articolo per la «Gazzetta»   Claudio Baglioni : «Con la Nazionale cantanti dall'inizio. Gioco dove capita: e corro tanto» Claudio Baglioni Vi dicono nulla «Questo piccolo grande amore», «Strada facendo» e «La vita è adesso»? Già, sono tutte sue. E' davvero un mito della canzone italiana, Claudio Baglioni: sulla cresta dell'onda da 40 anni, riempie ancora gli stadi e unisce, con la sua musica, generazioni di fans. Che lo apprezzano, da sempre, anche per il suo valore umano. Non a caso scenderà in campo anche lui, lunedì, al Tardini per «La partita del cuore»: e in questo articolo spiega ai lettori della «Gazzetta» perché è importante esserci. In alcune tra le lingue più diffuse, giocare, recitare e suonare sono lo stesso verbo. To play (inglese), jouer (francese), spielen (tedesco). In spagnolo, tocar significa suonare e giocare. In italiano giocare e recitare condividono il senso di assumere un ruolo decisivo, e suonare vuol dire anche significare o esprimere qualcosa con particolare intensità. Evidentemente il linguaggio, che «è la casa dell'essere», la sa lunga. Così lunga, che l'idea di una squadra di giocatori-cantanti era, di fatto, già «nelle cose». O meglio, nelle parole. Quello che non tutti sanno è che la Nazionale italiana cantanti recita un ruolo fondamentale nel campo della solidarietà, dell'impegno e della civiltà, raccogliendo fondi per l'unico mezzo in grado di accorciare la vita alle malattie e allungarla agli esseri umani: la ricerca. Per questo io sono con la «Nic» dall'inizio. Avrei dovuto giocare la prima partita - Milano, 1981 -, ma la febbre mi costrinse in panchina, con Facchetti e Mazzola. Le chiamate di Morandi, poi, mi spinsero a tornare. Una «Partita del cuore» tra le più belle. 1992: Roma, Stadio Olimpico, 80mila spettatori. Nell'intervallo: «StradaFacendo», voce e chitarra in mezzo al campo. Poi ReggioEmilia, Firenze, Milano, Verona, Napoli, Roma, Modena... Molti giocatori della «Nic», in questi anni, sono venuti a Lampedusa per O'Scià, la rassegna musicale dedicata all'integra zione. E il 2-3-4 giugno, per «Lampedusa Sùsiti» (tre giorni di solidarietà agli isolani, accoglienza ai profughi, riconoscenza ai soccorritori), la «Nic» sarà sull'isola per un triangolare con il Lampedusa Calcio e il Team Interforze Pelagie (la partita più a sud di sempre!) e un grande concerto a più voci. Dove gioco? Dove capita! L'unica cosa certa è che corro. Sono un nuotatore, un fondista. Ho fiato e resistenza. Per il resto, il pallone è un oggetto misterioso. Per fortuna, però, come dicono gli esperti, è rotondo! Da ragazzino ero centromediano metodista. Quello con più testa che fisico. Un precursore «del gioco a zona». Nel senso che se il gioco passava dalle mie parti, bene. Se no, me ne tornavo a casa! La stessa nella quale mio padre mi ha chiuso quando sono tornato, per la seconda volta, con gli occhiali rotti. Il calcio non è sport per i «quattr'occhi e mezzonaso». Ora c'è chi ha da fare e chi non ce la può più fare. Chi non vede l'ora di fare e chi non sa fare. Ma siamo qui per fare. Perché l'importante non è vincere, ma convincere. Convincere quante più persone possibile a contribuire alle cause per le quali la «Nic» si è spesa, si spende e si spenderà. Perché con-vincere significa vincere insieme.Ed è questo ciò che conta, lunedì 30 al Tardini: vincere insieme la partita della solidarietà!

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