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Baglioni: «Nel mio ConVoiTour l'effetto speciale è la musica» Claudio Baglioni durante il suo ConVoiTour, che domani fa tappa a Verona L'Arena non è solo il luogo - virtuale (come nel caso delle pagine di questo quotidiano) o reale (come nel caso del Palasport nel quale ci ritroveremo domani sera) - dove ci si scontra idealmente, sportivamente o, come avveniva un tempo, addirittura fisicamente. Eฬ€ anche lo spazio nel quale ci si incontra per costruire e dar vita a qualcosa e per farlo insieme, nella consapevolezza che da soli si può fare molto, ma insieme molto di piuฬ€. Eฬ€ un po' quello che accade con le canzoni: una melodia e un testo, infatti, possono essere belli anche separatamente, ma è solo quando si fondono, regalandosi e moltiplicando la bellezza, che nasce una canzone senza tempo, di quelle che non smettono mai di emozionare, far riflettere e farci sognare. PERCHEฬ CONVOITOUR. Eฬ€ proprio per costruire qualcosa insieme che ho deciso di ambientare i concerti del ConVoiTour non su un palco tradizionale, ma al centro di un cantiere. Lo spazio scenico, infatti, cambia, evolvendo continuamente, e solo nel finale si rivela simbolo di quella ricostruzione ideale e morale della quale sentiamo tutti un gran bisogno e che non è piuฬ€ possibile rimandare. L'idea che ha ispirato questo progetto è, infatti, quella di una musica che torna protagonista e riconquista, prepotentemente, il centro della scena. E lei la scintilla che ci dà la scossa per scrollarci di dosso il peso morto del presente, e anche l'energia che ci serve per prendere il volo verso un domani che somigli un po' di piuฬ€ alla parte migliore di noi. Per questo nel ConVoiTour la musica non solo è la padrona di casa, ma è anche l'effetto speciale piuฬ€ sorprendente di uno spettacolo nel quale tagli di luce teatrali e cinematografici, piccoli gesti simbolici ed effetti scenici «analogici», nascono per sottolineare intensità, magia ed energia di suoni, note e parole. TUTTA UN'ALTRA MUSICA. Tutto questo significa dar vita a concerti come non se ne sentono piuฬ€ da tempo, sapendo che la musica deve ritrovare il posto che le spetta dentro di noi, per una ragione semplice ma fondamentale: migliore lei, migliori noi. Per questo ho costruito concerti di tre ore senza interruzioni, con una scaletta di 33 brani che si fondono uno nell'altro, eseguiti da un super-gruppo di tredici polistrumentisti, con arrangiamenti, sonorità e interpretazioni dall'anima molto piuฬ€ rock che pop. «Tutta un'altra musica!», ha scritto un writer su uno dei teli che abbiamo scelto per rivestire questo nostro cantiere. Eฬ€ vero: l'ambizione è esattamente quella di cambiare musica e di farlo insieme. RICOSTRUZIONE COLLETTIVA. La ricostruzione non può essere qualcosa di individuale, ma è un processo collettivo nel quale tutti sono chiamati a fare la propria parte. Ognuno di noi deve mettere in gioco idee, valori, energie... In una parola: se stesso, percheฬ il futuro è una città che va disegnata e costruita insieme. Un'opera di operai coraggiosi che devono mettersi al lavoro, con rinnovata operosità, ognuno con il proprio ruolo, la propria sensibilità, la propria storia, esattamente come avviene in quei meravigliosi allestimenti d'Opera - appunto - che animano le scene di quello straordinario anfiteatro che, quasi centocinquanta anni fa, ha ispirato il nome di questo antico e nobile giornale.
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